Per rispondere alle tante domande che i genitori si pongono quando si parla di accrescimento corretto del neonato – peserà abbastanza? Peserà troppo? Sarà sufficientemente alto? Ogni quanto lo devo pesare? – abbiamo intervistato il dottor Loredano Guaraglia, specialista in pediatria.
Quanto aumenta il peso del bambino nei primissimi tempi?
«La prima verifica di accrescimento adeguato coincide con il primo controllo post dimissioni dall’ospedale, tra l’11° e il 15° giorno di vita del neonato. Già a quest’epoca, la fisiologia di crescita varia a seconda del tipo di allattamento, materno o artificiale. Nel primo caso, il calo ponderale post nascita può raggiungere il 10%, nel secondo è più limitato e non supera il 7-8%. Conseguentemente, variano i tempi di recupero del peso alla nascita: per l’appunto 14-15 giorni con latte materno, 10-11 con latte formulato. In seguito, e per tutto il primo trimestre, è considerato fisiologico un accrescimento con latte materno di almeno 120 grammi a settimana. Nel primo mese, in particolare, una crescita adeguata è di 10 grammi per chilogrammo di peso al giorno: così, un bambino che nasce di 2 chili aumenta di 20 grammi al giorno, uno di 4 chili aumenta di 40 grammi al giorno, ed entrambi crescono fisiologicamente. Poi, ogni soggetto è un caso a sé: oltre al peso neonatale, molto contano il temperamento – il bebè più agitato andrà incontro a una maggiore dispersione calorica – il numero delle poppate, quello delle scariche…».
In seguito, è possibile stabilire una crescita media (tra allattamento materno e artificiale)?
«200 grammi a settimana nel primo trimestre, 150 nel secondo, 100 nel terzo e 50 nel quarto. Ma si tratta di valori puramente indicativi, ed è perfettamente adeguato l’accrescimento anche di chi non raggiunge queste quote, ma è in pieno benessere e non presenta carenze».
E per quanto riguarda la lunghezza?
«Anche qui vale lo stesso discorso: esistono valori di media (+5 centimetri nel primo mese, +3 nel secondo, +2 dal terzo al settimo, +1 dall’ottavo all’anno, con riferimento alle curve di crescita dell’Oms, le più utilizzate universalmente, ndr), ma poi le variabili sono infinite, compresi fattori di familiarità e costituzionalità. La crescita staturale viene misurata dal pediatra con il paidometro».
A cosa servono le curve di crescita o percentili?
«Si tratta di grafici che rappresentano rispettivamente l’accrescimento ponderale, staturale e della circonferenza cranica dei bambini, suddivisi per sesso ed età (quelle dell’Oms sono così organizzate: 0-6 mesi, 6-24 mesi, 2-5 anni…, ndr). Servono da parametri di riferimento per accertarsi che l’accrescimento sia costante e regolare nel tempo nell’ambito di ciascun percentile. Poco importa che si cresca al 20° percentile, al 50° o al 70°: ciò significa solo che esistono bambini più o meno alti o robusti; quel che conta, invece, è che la crescita proceda in maniera lineare lungo la sua curva. I percentili, inoltre, sono utili perché consentono, in presenza di un rallentamento, di riscontrare il punto, il momento in cui qualcosa è cambiato (una malattia, l’introduzione di un nuovo alimento…)».
Ogni quanto ha senso pesare il bambino?
Molti genitori vivono con apprensione la questione, una specie di ‘ansia da bilancia’. «Nei primi tempi, e se il bambino è in salute, pesarlo una volta alla settimana può rassicurare il genitore. Ma acquisito che l’accrescimento c’è, constatato lo stato di benessere e soddisfazione del lattante e stabilita con lui una buona conoscenza, allora si può accantonare la bilancia, perché si è in grado di capire da soli se le cose procedono correttamente. Il mio consiglio è di sganciarsi dalla fobia del controllo del peso e di vivere con più serenità l’allattamento, specialmente se materno, dato che le poppate sono necessariamente tutte diverse, più o meno corpose e frequenti. Ritenendo inadeguato l’accrescimento solo perché il peso è basso, si rischiano approcci errati, come ricorrere ad aggiunte di latte artificiale anche se non ci sono carenze».
Quindi, sono sufficienti i bilanci di salute per pesare il bambino?
«Sì, servono anche a questo scopo. Quelli codificati hanno cadenza variabile: il primo a 15 giorni dalla nascita, poi a 2, 4, 6, 8, 10, 12, 15-18 mesi circa, e in seguito una volta all’anno. L’importante è non viverli con apprensione: il miglior medico del bambino è sempre la mamma, che nel rapporto di comunicazione e fiducia col pediatra troverà risposte a tutte le sue domande».
Tratto da Nascere Mamma | di Sara Lanfranchini
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