Pierluigi Ramorino è un nonno come gli altri. O quasi. Sei nipoti, tanti amici, e un formidabile spirito d’iniziativa che lo ha spinto a concretizzare quello che fino ad allora (4 aprile 2014, data della fondazione dell’associazione Nonni 2.0) era stato un semplice tema di discussione tra nonni. «Ci trovavamo spesso a parlare dei nostri nipoti: io li porto a scuola, io li tengo per le vacanze... La tendenza era generalizzare descrivendoci come ‘custodi’ privilegiati dei nostri bambini. Ma qualcosa non quadrava. Eravamo davvero meri fornitori di servizi? Iniziò a fiorire l’idea che fosse il momento di superare il concetto di nonno babysitter ‘di lusso’. L’intera società avrebbe dovuto rendersene conto».
Oggi più che mai…
«Certamente: sono sempre di più le famiglie che soffrono situazioni non semplici, tra separazioni e divorzi. È il concetto stesso di famiglia intesa come piedistallo che si sta sgretolando. Guarda caso, l’unico punto fermo restano i nonni, sia in situazioni solide che nei casi in cui la famiglia non esiste più. Nonni che mantengono il loro ruolo educativo e formativo».
Fatta questa riflessione, come avete iniziato a muovervi?
«Abbiamo fondato l’associazione Nonni 2.0 per farci promotori di attività culturali: organizziamo incontri sul tema della famiglia, sul cambiamento educativo, abbiamo creato uno sportello di ascolto per i nonni (a Milano, in collaborazione con l’Università Cattolica, NDR). Pensiamo a tematiche come il bullismo: da una nostra ricerca abbiamo rilevato che i nonni, per il 90%, sono considerati i migliori consiglieri degli adolescenti. E quando riceve una richiesta d’aiuto, un nonno deve saper rispondere ai nipoti».
Quindi, cercate anche di analizzare il mondo che vi circonda.
«Certo: l’anno scorso abbiamo lanciato la seconda edizione di un concorso scolastico dal titolo ‘Io e i miei nonni’. Con i 2500 temi ricevuti dalle scuole di tutta Italia, abbiamo costruito un’incredibile fotografia della ‘voce dei nipoti’. Ci è servito per conoscere meglio la realtà con cui interagiamo quotidianamente e devo dire che il favore raccolto ha qualcosa di eccezionale. Da poco è stata presentata la seconda edizione, dal titolo ‘I nonni ci dicono’. Sono curioso dei risultati».
E poi, vi siete rivolti al mondo della politica...
«Un altro fronte sul quale ci impegniamo riguarda la volontà di lanciare l’appello anche al di fuori della famiglia: vorremmo che si riconoscesse l’importanza della figura dei nonni anche da un punto di vista economico. Pensiamo al contributo che il nonno fornisce alle famiglie nella società contemporanea: la retta per la scuola, la piscina, il corso d’inglese… Due anni fa siamo riusciti a ottenere l’approvazione, nell’ordine del giorno al Senato, proprio sulla proposta del riconoscimento fiscale su questi contributi. Ad oggi, però, purtroppo è tutto fermo, ma non demordiamo».
L’associazione conta attualmente 300 soci e 1500 sostenitori. Quali sono le problematiche che riscontrate maggiormente, voi che avete a che fare tutti i giorni con i nonni?
«Un tema molto sofferto è la separazione dei genitori: anche in questi casi, Nonni 2.0 cerca di sostenere il rapporto nonni/nipoti e nonni/figli, grazie ad esempio allo sportello di ascolto a cui accennavo prima. E poi, il processo di adattamento e accettazione che i nonni devono compiere rispetto all’evoluzione educativa. A fine ottobre abbiamo organizzato un convegno sul problema delle nuove tecnologie: i nonni devono sapere come comportarsi al riguardo, ma, per farlo, devono anche imparare a utilizzare i diversi device in modo da poterli gestire al meglio».
In una società 4.0, i Nonni 2.0 non tralasciano però la memoria…
«Mai e poi mai. Noi rappresentiamo quel passato che i nipoti hanno ormai spesso dimenticato; non per cattiva volontà, quanto piuttosto perché non si rendono conto dell’importanza della memoria. Eppure, se ogni generazione ha il compito di riscrivere la storia con accenti propri, non può farlo senza partire dalle proprie origini, poi innovandole e trasformando il patrimonio che le è stato consegnato. Questo è anche il compito dei nonni: riscoprire per affrontare il futuro. Ma basta osservare quelle piccole bocche spalancate dallo stupore di fronte al racconto di un nonno (o di una nonna), per capire che c’è ancora spazio per la memoria».
www.nonniduepuntozero.eu
Tratto da Nascere Mamma | di Laura Sciolla
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