Quali sono i principi fondamentali in fatto di alimentazione per la prima infanzia?
«Il buon senso prima di tutto, cercando di rispettare, per quanto possibile, i tempi e le propensioni del bambino. No a improvvisazioni e sperimentazioni, ma lasciarsi guidare da fonti accreditate. Far crescere e nutrire un bambino è un atto naturale, ma rimane essenziale seguire le linee guida che la scienza fornisce».
Quali ingredienti non mancano mai nella tua cucina?
«In generale, spezie ed erbe aromatiche. Poi frutta – dando ragione a mia nonna che diceva che, senza frutta, la casa sembra più triste e vuota – legumi di ogni tipo e verdure. Ovviamente nel rispetto delle stagioni. Adesso, per esempio, non mancano cipollotti di Tropea, fave e piselli freschi, barbabietole, fragole, nespole… Tutte cose che anche mia figlia adora».
Meglio sperimentare o attenersi a menù semplici, di facile accettazione da parte dei bambini?
«L’alimentazione è bella perché è variegata. Per me è importante far scoprire a mia figlia tanti sapori e alimenti nuovi, ricchi di diversi nutrienti (anche quei cibi che normalmente si credono poco adatti ai bambini). Ma parlo di una fase avanzata dello svezzamento: agli inizi, così come raccomandano i pediatri, è bene introdurre gradualmente i nuovi alimenti per verificare se creano allergie».
Quanto conta il gioco in cucina per avvicinare i piccoli alla scoperta degli alimenti, del benessere e del gusto a tavola?
Hai qualche strategia da condividere con i lettori? «Il gioco è uno strumento di conoscenza. Con il gioco i bambini sono più invogliati a mangiare di tutto perché sanno cosa c’è nel loro piatto. Per quanto possibile, io consiglio di cucinare in presenza dei bambini e, man mano che crescono, di coinvolgerli nelle preparazioni. Per loro sarà anche un’ottima palestra educativa ed emotiva: impareranno numeri, parole, azioni e si sentiranno più responsabili quando direte loro di impastare gli ingredienti della loro pizza. Sara ormai è la mia aiutante, la sua curiosità è sempre viva, e vuole sporcarsi le mani e assaggiare di tutto. Per coinvolgere i bambini, si può ad esempio riporre insieme la spesa, ripetendo man mano il nome di ogni cosa, o utilizzare il cibo nei giochi di apprendimento: nell’insegnare i vari colori, possiamo associarli agli alimenti e poi spiegare che la barbabietola rossa e la carota arancione le useremo per preparare una pappa squisita che mangeremo tutti insieme. Ed è proprio questa la mia ‘regola’: mangiare tutti insieme, se possibile, e non lasciare mai solo il bambino a tavola. Inoltre, cercare di avere nel piatto tutti le stesse cose, o comunque simili, per invogliarlo: “Guarda, anche mamma e papà mangiano quello che mangi tu”. Se i genitori sono sereni a tavola, anche i bambini lo saranno».
La tua cucina è prevalentemente vegana, anche nel caso dei bambini. Ci racconti come funziona e come si evitano carenze, soprattutto in una fase così delicata dello sviluppo?
«Funziona come per ogni tipo di alimentazione dei bambini: mai improvvisare ma partire dalle indicazioni di un bravo pediatra di cui ci si fida. Poi, ricordare che bisogna garantire una certa quantità di nutrienti, come per l’alimentazione onnivora. Cambiano soltanto i cibi che li contengono: le proteine saranno nei legumi, che a svezzamento avviato dovranno essere presenti sia a pranzo che a cena, i grassi nell’olio e nei semi oleosi, come mandorle e sesamo. Un alimento che ho aggiunto da subito nelle pappe, e che uso ancora, è la tahina, la crema di sesamo: è sorprendente sapere che 100 grammi contengono tre volte il contenuto di ferro presente in 100 grammi di carne di manzo, e anche tre volte la quantità di calcio di 100 millilitri di latte. Con la giusta conoscenza e consapevolezza, la dieta vegana va benissimo fin dalla nascita, senza dar esito a carenze e anzi apportando tanti benefici. Questo non è il mio parere, ma il frutto di studi scientifici e di indicazioni dell’Oms. L’unica integrazione necessaria è la vitamina B12 (in gocce), che non è presente negli alimenti di origine vegetale in modo assimilabile dal nostro corpo. Per prima cosa, comunque, una volta deciso di non far mangiare determinati alimenti ai propri figli, è indispensabile chiedere indicazioni al proprio pediatra di fiducia».
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Tratto dalla rivista Nascere Mamma | di Sara Lanfranchini | Foto Alessia Aloe