Non svegliare il bambin che dorme

Non svegliare il bambin che dorme
Il vostro bambino di poche settimane, che fino a ora vi ha abituati a poppate frequenti e regolari (la media per un neonato è di 8-12 assunzioni di latte quotidiane), un giorno senza preavviso dilata i tempi e dorme più del solito. È la prima volta e, invece che godervi questo insperato momento di quiete – di cui potreste approfittare per sgranchirvi le gambe, fare una doccia o una telefonata in libertà, leggere un libro… – vi assale una preoccupazione: forse sta dormendo troppo, forse qualcosa non va e dovrei svegliarlo. Chiaramente, ogni caso è a sé e andrebbe preso in esame nella sua specificità, ma in linea generale una nanna un po’ più lunga non implica nulla di negativo. Se il bambino fa almeno 8 poppate al giorno, se bagna regolarmente i pannolini di pipì chiara, se le scariche di feci sono come minimo 3 o 5 (parliamo delle prime 6 settimane, indicativamente, dopo i ritmi variano da soggetto a soggetto), se il bambino cresce bene, è in salute, reattivo e si fa sentire quando ha fame – e se, in caso di allattamento materno, il seno non si ingorga a causa dei tempi più dilatati – allora lasciate dormire il bambino in pace. Vedrete oltretutto che, con molta probabilità, questo sonno particolarmente lungo non sarà la nuova regola del piccolo ma una semplice eccezione, e che da domani si ristabilirà il ritmo frenetico di sempre. Sì, perché il problema di tante donne che allattano – vedremo infatti che, con il latte artificiale, i ritmi possono essere differenti – è piuttosto l’inverso: poppate molto frequenti che implicano grande disponibilità da parte della madre, per la quale l’allattamento, più che un piacere e un momento magico di relazione con il figlio, rischia di diventare, almeno talvolta, una fonte di stress. Ecco allora che, in condizioni di normalità, quell’ora in più di sonno va registrata e vissuta in piena serenità. C’È LATTE E LATTE Un’altra variabile che spesso influenza i ritmi di veglia e sonno e la frequenza delle poppate è il tipo di alimentazione del lattante. Mentre il latte materno quasi non necessità di digestione, quello formulato richiede un processo digestivo piuttosto lungo e laborioso (circa 4 ore), cosa che genera sonnolenza perché il corpo è interamente impegnato in questo compito; un po’ come accade a ciascuno di noi dopo un pasto sostanzioso. Ne conseguono, quindi, sessioni di nanna di durata probabilmente diversa. Inoltre, se da un lato il latte artificiale mantiene inalterate le sue caratteristiche a ogni assunzione, quello materno cambia continuamente (e non stiamo parlando del suo fisiologico mutare in funzione della crescita del bebè). I fattori sono tanti: a ogni poppata il primo latte è molto meno grasso e corposo del secondo (che arriva dopo circa 10 minuti) e per questo deputato più a dissetare che a nutrire; dunque, a una poppata breve ne seguirà facilmente un’altra a distanza di poco, e il sonnellino tra le due sarà ridotto ai minimi termini. Va poi tenuto presente che di notte il latte è più ricco e sazia di più rispetto a quanto non succeda di giorno.Talvolta, infine, il bambino succhia per desiderio di coccole, per lenire un doloretto o per addormentarsi – vedrete che la cosa più naturale del mondo, ovvero prendere sonno quando si è stanchi, per un neonato può diventare un’impresa – avvantaggiandosi così non tanto del senso di sazietà quando del calore e della protezione che offre il seno materno. In tutti questi casi, la quantità di latte ingerita potrebbe essere minima, ma non verificabile (col biberon, invece, si rende immediatamente evidente quanto latte è stato assunto). QUANDO SVEGLIARE IL BAMBINO? Fatto tesoro di quanto detto, è evidente che esistono casi in cui è opportuno svegliare il bambino che dorme molto a lungo. Le condizioni sono essenzialmente queste: ■ crescita bassa o non ancora del tutto chiara; ■ pochi, se non pochissimi pannolini sporchi; ■ parto pretermine e neonato che stenta a guadagnare peso. In via generale, un bambino che sta crescendo poco va svegliato ogni 2-3 ore di giorno e, se necessario, anche ogni 4 ore di notte.Parlando ancora di allattamento materno, anche un seno ‘che scoppia’, estremamente gonfio o dolente, autorizza la mamma a svegliare il piccolo (in alternativa, si può sempre ricorrere al tiralatte): l’allattamento a richiesta va infatti inteso come una relazione fondata sulla reciprocità, che deve offrire a entrambi il corretto appagamento. IL BAMBINO CHE SI ADDORMENTA BEVENDO Come accennato, molto spesso il neonato (ma anche il bambino di qualche mese) si addormenta al seno. Qui i casi sono due: poppata lampo, che tendenzialmente implica un secondo round a breve distanza; poppata eterna ma inefficace, perché il piccolo succhia con poco vigore e si sveglia ogni volta che provate ad allontanarlo, riprendendo la suzione, anche se per poco. Si tratta di situazioni assai comuni per tutti i lattanti alimentati al seno; l’importante è che non diventino la regola, altrimenti il bambino potrebbe non ricevere il nutrimento necessario per crescere. In questo caso, l’ideale è rivolgersi a un consulente per l’allattamento o, in alternativa, a un’ostetrica o al pediatra, che sapranno tranquillizzare la madre e indirizzarla opportunamente. Anche il bebè alimentato al biberon si addormenta di frequente mentre beve. In questi frangenti, il rischio è che ingurgiti aria: meglio quindi svegliarlo delicatamente, appoggiarlo sulla vostra spalla e massaggiargli la schiena per fargli fare il ruttino, e poi provare a offrirgli nuovamente il biberon e a riprendere la poppata. Primi giorni a casa con il bebè? Potrebbe interessarti questo articolo: Primi giorni insieme: cosa serve? Tratto da Nascere Mamma | di Sara Lanfranchini